L’ intelligenza emotiva in azione: il flusso

IL FLUSSO, OVVERO LA NEUROBIOLOGIA DELL’ECCELLENZA

Lo stato di flusso è uno stato di beato e costante assorbimento nell’attimo presente.

Ecco come un compositore descrive i momenti in cui dà il meglio di sé nel proprio lavoro:

“Ti senti in un tale stato di estasi che ti senti quasi come se non esistessi. L’ho sperimentato diverse volte di persona. La mia mano sembra non avere legami con me, e io non ho nulla a che fare con ciò che sta accadendo. Me ne sto semplicemente seduto lì a guardare, in uno stato di timore reverenziale e meraviglia. E tutto questo poi scorre via dileguandosi.”

In questa “zona” del flusso, là dove l‘eccellenza non richiede sforzo, la folla e gli avversari spariscono in uno stato di beato e costante assorbimento nell’attimo presente.

Riuscire a entrare nel flusso è la massima espressione dell’’intelligenza emotiva; il flusso rappresenta forse il massimo livello di imbrigliamento e sfruttamento delle emozioni al servizio della prestazione e dell’apprendimento.

Nel flusso le emozioni non sono solamente contenute e incanalate, ma positive, energizzate e in armonia con il compito cui ci si sta dedicando.

Essere intrappolati nella noia della depressione, o nell’agitazione dell’ansia significa essere fuori dal flusso.

Ciononostante Il flusso (o forse una sorta di microflusso )è un’esperienza che quasi tutti di tanto in tanto sperimentano…Il modo migliore per descrivere questo stato è forse quello di ricorrere alla metafora di due persone che fanno l’amore e sono colte dall’estasi – La fusione di due individui in un’unica entità, al tempo stesso fluida e armoniosa.

Questa esperienza è stupenda: la caratteristica del flusso è una sensazione di gioia spontanea, perfino di rapimento. Poiché il flusso ci fa sentire così bene, esso è di per se stesso gratificante. L’attenzione è talmente concentrata che gli individui sono consapevoli solo della ristretta gamma di percezioni immediatamente legate a ciò che stano facendo, e perdono ogni cognizione dello spazio e del tempo.

Un chirurgo, ad esempio, ricordava una difficile operazione nel corso della quale era entrato in uno stato di flusso. Una volta terminato l’intervento, notò delle macerie sul pavimento della sala operatoria e chiese cosa fosse accaduto. Rimase sorpreso nel sentire che mentre era intento nel suo lavoro, parte del soffitto era crollata: al momento non ci aveva minimamente fatto caso.

Il flusso è uno stato in cui l’individuo si disinteressa di sé, è l’opposto del rimuginare e del preoccuparsi. Invece di perdersi nella preoccupazione e nel nervosismo, gli individui sono talmente assorbiti da quanto stanno facendo che sono completamente privi della consapevolezza di se stessi, e si spogliano delle piccole preoccupazioni della vita quotidiana – salute, conti, e perfino dell’ansia di fare bene. Il flusso è uno stato in cui l’individuo si disinteressa di sé: è l’opposto del rimuginare e del preoccuparsi

Paradossalmente, l’individuo in stato di flusso mostra un controllo magistrale su ciò che sta facendo e le sue risposte sono perfettamente sincronizzate con le mutevoli esigenze delle circostanze.

Ci sono diversi modi per entrare nel flusso.

Uno è quello di concentrarsi esclusivamente e intenzionalmente su ciò che si sta facendo: abbiamo definito come essenza stessa del flusso uno stato di profonda concentrazione.

Il flusso è uno stato privo di interferenze emotive – se si esclude un leggero sentimento di estasi, irresistibile , e altamente motivante.

Questa estasi sembra essere un prodotto collaterale della concentrazione, quella concentrazione che è proprio prerequisito del flusso.

In verità, la letteratura sulle tradizioni contemplative classiche descrive stati di assorbimento mentale sperimentati come pura beatitudine: un flusso indotto da nulla più che un’intensa concentrazione.

Pur essendo altamente concentrata l’attenzione , nel flusso è rilassata.

E’ una concentrazione diversa da quella che si ottiene quando, stanchi o annoiati, si cerca di prestare attenzione a qualcosa; è diversa da quando la nostra mente è messa sotto assedio da sentimenti invadenti e importuni quali l’ansia o la collera.

Osservare qualcuno che si trova in stato di flusso dà l’impressione che i compiti difficili siano facili; la prestazione ad altissimo livello sembra naturale e comune.

Qui abbiamo una scoperta notevole: quando l’individuo si impegna in attività che attirano senza sforzo la sua attenzione, mantenendola poi concentrata, il cervello “si calma” nel senso che si ha una riduzione dello stato di attivazione cerebrale.

E’ una scoperta notevole, dal momento che lo stato di flusso consente agli individui di affrontare le imprese più difficili, sia che si tratti di giocare contro un maestro di scacchi, sia che si debba risolvere un complesso problema matematico. Ci si aspetterebbe che queste imprese così impegnative richiedano una maggior attività corticale, e non il contrario.

Una concentrazione forzata – alimentata dalla preoccupazione – produce un aumento dell’attività corticale. Ma la zona di flusso e della prestazione ottimale sembra essere un’oasi di efficienza corticale, nella quale viene consumato un minimo indispensabile di energia mentale.

Quando il cervello funziona al massimo dell’efficienza, come nel flusso, c’è una precisa relazione tra le aree attive e le esigenze del compito che si sta svolgendo.In questo stato, anche il lavoro più gravoso invece di sfinirci sembra darci piacevolmente la carica.

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