IDENTIFICAZIONE E DISIDENTIFICAZIONE

Voglio dirvi prima di tutto ciò che mi ha più colpito in Roberto Assagioli. Egli afferma: “Noi (esseri umani ) siamo un centro di Energia e di Consapevolezza.”
Fin dall’antichità, il problema più importante è stato capire chi siamo…
Il secondo punto che mi fa sentire più vicina ad Assagioli è la sua tecnica di disidentificazione
Quando affermo: sono un centro di Consapevolezza mi sto identificando, mi autoidentifico: io affermo di me la mia identità: un centro di consapevolezza.
Anche la parola Centro, che ha un significato spaziale.è importante: Io sono sempre al centro del mio mondo.
Quella che per me è la seconda perla di saggezza di Assagioli: è la pratica  psicosintetica  della  disidentificazione,
Dal mio Centro che è consapevolezza:  Io per esempio osservo con un certo distacco il mio corpo,. So che ho un corpo ma non sono il mio corpo. Il mio corpo non è me. Ecco mi sono disidentificata dal mio corpo
Così, Io non sono i miei pensieri: né i miei sentimenti: io ho dei pensieri, ho dei sentimenti, ma io non sono i miei pensieri né i miei sentimenti: me ne disidentifico. Mi rendo conto che c’è una certa distanza psicologica dal mio corpo dai pensieri e dai sentimenti, perché quello che io sono davvero è un centro di consapevolezza. Dal centro dove sono, Io sono un centro di Consapevolezza, posso osservare il corpo, i pensieri e i sentimenti .
Questa breve lezione termina qui.
Vi prego di tenere presenti  dunque queste  tre parole: Consapevolezza.   Autoidentificazione. Disidentificazione. Ci serviranno per capire la Psicosintesi, e per capire quella parola che oggi si usa tanto: Empatia.
Consapevolezza: ricordiamo che Assagioli ha definito la nostra identità un Centro di coscienza, o consapevolezza.
Le altre due parole, disidentificazione e autoidentificazione, sono connesse alla consapevolezza.
L’incontro della volta scorsa è stato teorico: abbiamo parlato delle basi della Psicosintesi. Ma i mezzi che Asssagioli ci ha dato per Conoscere noi stessi hanno uno scopo: quello di trasformarci.
Spero che anche voi, come me, abbiate questo desiderio: di trasformare voi stesse in persone migliori: nel senso di persone più complete, più coerenti, che stanno compiendo, come si dice, un cammino di evoluzione o di perfezionamento. Con Assagioli, parliamo di persone che stanno compiendo la propria Psicosintesi.
Adesso entro in un particolare concreto: anche aver compiuto questa Sintesi, non è fine a se stesso. Ci proponiamo di diventare persone capaci di scegliere il buono, il bello, il vero.
Nella filosofia indù Buono, Bello, Vero, è uno dei nomi della Divinità Suprema. Ma anche qui da noi in occidente, i saggi dell’antichità hanno ritenuto desiderabile che l’uomo perseguisse il buono, il bello, il vero.
Sappiamo però che la vita ci mette costantemente di fronte a situazioni difficili, a persone difficili. Patiamo dolori e frustrazioni Non solo: la nostra stessa fisiologia fa emergere nella nostra mente delle emozioni.
Le emozioni possono spingerci a comportamenti  nocivi per gli altri e per noi Stessi! Importantissima è la gestione delle emozioni, che si dovrebbere apprendere già all’età più precoce, fra le braccia della mamma, e poi alle elementari, come un vero e proprio insegnamento
un’emozione  può portarci a fare del male a qualcuno, o ci può o fare dare una risposta inappropriata che ci danneggia  o una dire una frase offensiva, che ci crei dei nemici. Solitamente le frustrazioni o difficoltà fanno scattare in noi un senso di collera: la quale, tra le emozioni è quella che può essere più dannosa.
Qualsiasi sia l’emozione che proviamo, se noi ricorriamo alla disidentificazione  possiamo porci al di sopra e al di fuoridell’emozione e anche, riflettendo, al di sopra della situazione difficile o della relazione con una persona difficile che ha fatto scatenare la nostra collera, spesso non solo in noi ma anche negli altri intorno.
Approfondiamo dunque il tema della disidentificazione, per capire perché  la disidentificazione è così importante! Ed è particolarmente importante saper sedare la collera, l’emozione che avevamo preso come esempio nel nostro incontro precedente, anche perché è un’ emozione che tende  a diffondersi rapidamente tra le persone.
Cerchiamo dunque di  capire il procedimento di disidentificazione da un’emozione, chiarendoci passo per passo come dobbiamo usare la nostra mente..Perché abbiamo una mente, anche se non ci hanno mai insegnato come usarla al meglio.
Parliamo di un procedimento psicologico, che riguarda il nostro mondo interiore, e non tutti noi e non sempre siamo abituati ad aver a che fare , a “pilotare” il nostro mondo mentale, interiore!
Per disidentificarci, Il primo passo è tornare al Centro di noi stessi, alla Consapevolezza. Questo è il momento in cui dentro di me do spazio  all’autoidentificazione.  Mi pongo nel mio centro. E’  un momento di spazio. Io non sono più l’emozione che sto  provando. Io sono un Centro di consapevolezza. Osservo l’emozione. Si è creata una distanza, fatta di osservazione, tra la mia consapevolezza, che osserva, e la emozione che provo., che è osservata.
Le emozioni sono in parte mentali e in parte fisiche. Nel nostro caso, l’emozione è  la rabbia Se sono arrabbiata, sento il sangue affluire alle mani , la frequenza cardiaca aumenta e una scarica di ormoni (fra cui l’adrenalina) genera un impulso di energia forte, che permette un’azione vigorosa.
Sarei nelle condizioni ideali Se dovessi afferrare un’arma, o sferrare un pugno a un avversario,E:cco,.mi dico “sono arrabbiata/o”.
E qui, secondo la lezione di Assagioli, devo compiere un altro passo verso la disidentificazione. Anziché dire “Sono arrabbiata”, dico “in me c’è  della rabbia”Ripetiamo questa frase, così veeritiera, e che eppure non siamo abituati a usare. In me c’è della rabbia.
Non sono arrabbiata La rabbia non sono Io. E’ una forza che sta passando in me, solo una forza momentanea..
Ecco, con la disidentificazione C’è già stata una prima trasformazione. Immaginiamo la mia coscienza come un campo, un cerchio spazioso. E Immaginiamo la rabbia come una sfera più piccola, all’interno del cerchio più grande,Mentre prima la mia rabbia era dentro al cerchio più grande, il campo della mia consapevolezza,) e  la rabbia offuscava o disturbava  la mia consapevolezzao, (in chi commette dei crimini La rabbia può offuscare davvero interamente la Consapevolezz. )
Quando la rabbia era dentro al campo deglla mia cConsapevolezza, Io ero arrabbiata, .Adesso, con la disidentificazione, le sfere si sono separate. Io sono qui , nel mio Centro, e la rabbia è fuori di me.
Attenzione metterò in evidenza un fatto mentale importantissimo. Grazie alla disidentificazione, in noi si possono creare degli spazi vuoti. Spazi, di grande importanza, in cui la nostra mente non è posseduta da pensieri automatici o da emozioni involontarie. Come invece è di solito.Anzi quasi sempre.
Questi spazi vuoti sono spazi di Libeertà! Non sono posseduta dalla mia mente, né dalle mie reazioni alle circostanze, facili o difficili che siano. Sono Libera! La mia attenzione , la mia capacità di osservare è a mia disposizione.
Potrei mettermi a osservare le nuvole nel cielo blu, a fischiettare o ad ascoltare il coro degli uccelli, se sono così fortunata da trovarmi in un parco. Nel nostro prossimo incontro,porteremo a termine il discorso sulla disidentificazione da un’emozione, e  parleremo di un altro uso importantissimo di questo spazio di libertà, di questo  essere mentalmente nel nostro centro., essere nella consapevolezza chesa osservare, e non solo osservare la consapevolezza, sa sentire, percepire, ascoltare è collegata con tutti i nosti sensi
Parliamo adesso della rabbia.  Questa  sarà stata certo generata da una situazione difficile. La rabbia “carica” la nostra fisiologia”, simo pronti per combattere o per fuggire, ma con la disidentificazione abbiamo guadagnato lo spazio di libertà che ci permette di usare questa carica di energia per calmarci, per riflettere e trovare una risposta intelligente alla situazione che mi ha fatto adirare:  posso usare questo spazio di libertà, consapevole, non per far del male all’altra persona, ma per difendermi, per fare giustizia,per trovare una soluzione  che vada bene ad entrambe le parti che sono in conflitto…
Abbiamo visto oggi un piccolo esempio di quanto può essere utile la disidentificazione.  Ugualmente utile è la  consapevolezza delle emozioni, l’essere padroni delle nostre emozioni enziché farci possedere da esse. Lo stesso è vero per i pensieri, di cui parleremo ppiù avanti
Ogi parliamo invece di un fenomeno fondamentale: l’Empatia. Possiamo dire che chi è empatico, chi prova empatia è “buono”, tra virgolette”, e chi non è empatico è  cattivo “sempre tra virgolette.
Noi siamo fatti per essere empatici, cioè buoni… La persona empatica, di fronte a una persona che soffre, sente la sofferenza di questa persona. E non la sente là fuori, come se fosse dell’altro, la sente dentro di se! Esistono dei centri nel nostro sistema nervoso, in varie parti del cervello, deputati a questo fenomeno: l’empatia. E’ un fenomeno involontario.
Evidentemente siamo stati fatti così perché l’essere umano è stato creato per vivere in gruppo, per collaborare, per amare. C’è una magnifica parola creata daun  grande maestro il monaco Tich Nath Hanh: interessere. Tanta è la unione tra i nostri cuori e i nostri cervelli, la nostra intelligenza, che noi non siamo: noi intersiamo.
Come mai viviamo così isolati, chiederete voi? Come mai l’egoismo e l’egocentrismo è tanto diffuso? Come mai tanti danneggiano gli altri senza alcun scrupolo?
Perché l’umanità non ha raggiunto il suo  pieno sviluppo. Perché l’umanità è immatura: possiamo dire che è malata, anche e forse soprattutto per la mancanza di rispetto e amore che abbiamo per i bambini piccoli e per le madri.
Abbiamo finora parlato di disidentificazione: ora, per introdurci all’empatia, parleremo invece di identificazione!
Cos’è l’empatia? Sentire dentro l’altra persona. Questa è l’empatia: l’antica parola diceva la verità: sento dentro, davvero  “dentro” em –patio “ l’altra persona. Vediamo in che senso “dentro”: e ce ne stupiremo: perché l’empatia è il legame diretto tra due menti. Accenno qi, per tornarvi più avanti, quanto questo collegamento empatico tra madre e neonato, tra madre e bambino, sia indispensabile, ripeto indispensabile perché questo nuovo membro ella nostra specie cresca sano.
Negli anni ‘90, un’equipe dell’università di Parma scoprì l’esistenza dei Neuroni specchio. Si racconta che la scoperta avvenisse per caso. Era estate e un operatore entrò in laboratorio, dove stavano mappando il cervello di una scimmia. Gli elettrodi collegati al cervello della scimmia mostravano quali parti del cervello si “accendessero” quando la scimmia compieva un’azione.
L’operatore era entrato nella stanza con un gelato. Ebbene, che meraviglia! Lo schermo mostrò che nel cervello della scimmia si erano accesi attivati i neuroni della zona che si attiva quando si mangia qualcosa di buono!
Da allora tanti studi sono stati fatti su questa scoperta che prova l’unione tra esseri umani – e tra esseri umani e i primati superiori – c’è un collegamento tra cosa  si attiva nel cervello di chi è vicino a me , perché nel mio cervello si attiverà la stessa area: se il mio vicino si gratta la fronte, per esempio, io mio cervello attiverà i neuroni che si attivano quando io mi gratto la fronte -.
Questi neuroni sono a tutti gli effetti, degli specchi. Io so cosa tu provi, gioia, paura, tristezza, sorpresa, perché lo provo anch’io.
Dice il Vangelo: quello che farete agli altri lo fate a voi stessi! Non era una metafora, ma una verità fisiologica.
C’è una battuta che afferma: per far del bene a me stesso, devo fare del bene agli altri… curioso, no?
Ecco, lo spazio di consapevolezza che c’è al nostro Centro, quello che abbiamo definito spazio vuoto, spazio di libertà a nostra disposizione, che ci fa padroni di noi stessi,  ci facilita e ci permette di entrare in sintonia con questa magnifica unione a distanza  tra i sentimenti delle persone. Ci permette di provare per essi benevolenza e compassione .
Quanto più siamo consapevoli dei nostri neuroni specchio,di cosa prova l’altro, di come ciò che prova è lo stesso che io provo, tanto più siamo sintonizzati con gli altri e tanto più le relazioni umane diventano armoniose.