LE EMOZIONI FONDAMENTALI

Per Darwin (1872) erano sei:

  • gioia,
  • sorpresa,
  • tristezza,
  • paura,
  • disgusto,
  • collera.

Sigmund Freud aveva letto Darwin, a cui ha fatto spesso riferimento. Entrambi questi autori hanno sollevato molte critiche, in quanto affermavano che siamo mossi a nostra insaputa da meccanismi involontari ed ereditati da un passato ancestrale.

Paul Eckmann² studioso americano contemporaneo, ha esteso l’elenco a dieci:

  • divertimento,
  • disprezzo,
  • contentezza,
  • imbarazzo,
  • eccitazione,
  • senso di colpa,
  • orgoglio,
  • soddisfazione,
  • piacere sensoriale
  • vergogna.

Egli osserva però che non tutte queste emozioni soddisfano un criterio importante per definire se una emozione è fonda mentale o no: che la mimica facciale legata a tale emozione sia riconoscibile dai membri di qualsiasi cultura. E, osserva Eckmann, non tutte le dieci emozioni da lui proposte soddisfano questo criterio.

I Sistemi Motivazionali Innati

Nasciamo con dei Sistemi Motivazionali Innati, che organizzano le nostre emozioni:

  • Sistema di Attaccamento,
  • di Accudimento,
  • di Cooperazione,
  • Agonistico,
  • Sessuale.

Perché le emozioni funzionino in maniera appropriata e utile al gruppo sociale, però, occorre che nel primo anno di vita i bambini vengano accuditi nei loro bsogni, che il caregiver sia in sintonia con i suoi stati fisiologici e psichici, che il loro essere venga compreso, rispecchiato: che il bambino non riceva traumi, ferite, ma possa vivere ed esprimersi senza scissioni psichiche, essendo quello che è. Amando ed essendo amato, libero di esprimersi e di essere ascoltato.

Gli stili di attaccamento

Sono quattro gli stili in cui un bambino può crescere:

  • sicuro,
  • insicuro 
  • evitante,
  • insicuro resistente,
  • disorganizzato.

Ognuno di questi stili ha una rappresentazione del bambino con l’altra persona. Il bambino sicuro sa che il mondo è un posto benevolo, dove i suoi bisogni vengono soddisfatti e lui è amato e al sicuro.

Gli altri stili non sono così – non ne parleremo adesso, ora ci interessa sottolineare come le emozioni del bambino sicuro crescono con lui permettendogli di crescere anche nella coscienza. Solo il bambino sano, non traumatizzato, userà le facoltà della neocorteccia per vivere con l’aiuto della propria intelligenza emotiva, cioè, in sintesi, della cooperazione tra ragione ed emozioni.

Le cinque caratteristiche dell’Intelligenza emotiva

Per INTELLIGENZA EMOTIVA intendiamo anche :

  • la capacità di motivare se stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni
  • controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione
  • modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare
  • capacità di essere empatici
  • capacità di sperare

Di queste cinque caratteristiche dell’intelligenza emotiva, l’una è più importante dell’altra per la crescita dell’essere umano maturo. E, ripetiamo, solo il bambino cresciuto con affetto, rispetto, armonia, sintonizzazione, davvero visto e ascoltato, potrà diventare un essere umano maturo, utile a sé e agli altri. Capace di usare le opere della coscienza, il cervello della neocorteccia.

Il bambino sano persegue gli obiettivi di cui è convinto, malgrado le difficoltà: e così l’adulto.

La difficoltà di controllare gli impulsi ci riporta al fatto che molti ragazzi traumatizzati (e adulti) agiscono con un’aggressività perversa e crudele, non con l’aggressività Innata (Sistema motivazionale agonistico) che si autoregola e agisce a favore del gruppo. I disturbi dell’alimentazione fanno parte della difficoltà di controllo dell’impulso; come pure le molestie e la violenza sessuale.

I ragazzi che ottengono i migliori risultati scolastici sono quelli capaci di rimandare le gratificazioni!

L’empatia, come abbiamo detto, è il filo dorato che tiene unite le persone  in modo che vi sia comprensione e affetto gli uni per gli altri; la capacità di sperare è quella che ci permette di costruirci una vita e delle relazioni , delle conoscenze, degli scopi, con un senso positivo.

Ma l’Intelligenza Emotiva ben usata, la crescita della Coscienza, presuppone non aver avuto  traumi precoci fin dalla nascita. L’Intelligenza Emotiva è in grado di sviluppare un gruppo umano solidale e cooperativo. Ma il Pianeta è pieno di guerre, di sfruttamento, di inquinamento, di conflitti di ogni genere, di creazione di oggetti superflui  e fatui che non creano serenità né felicità.

Siamo stati traumatizzati, in modo grave, e continuiamo a esserlo.

La  neocorteccia ha bisogno dell’altro cervello emotivo perché un essere umano sia completo. Le macchine, i computer, non creeranno mai un mondo migliore, ma nemmeno lo distruggeranno, essendo incapaci di vita emotiva.

L’intelligenza accademica non offre pressoché alcuna preparazione per superare i travagli e cogliere le opportunità che la vita porta con sé.

Un QI alto non è una garanzia di prosperità, prestigio o felicità, eppure le nostre scuole e la nostra cultura privilegiano le capacità accademiche, ignorando l’intelligenza emotiva,  un insieme di tratti che qualcuno potrebbe definire, e che è immensamente importante ai fini del nostro destino personale.

La vita emotiva è una sfera che può essere gestita con maggiore o minore abilità e richiede un insieme di competenze esclusive.

La destrezza di una persona in tale ambito è una variabile fondamentale per comprendere come mai alcune persone abbiano successo, mentre altre, intellettualmente non da meno, imbocchino vicoli ciechi: l’attitudine emozionale è a meta-abilità che determina quanto bene riusciamo a servirci delle nostre altre capacità, incluse quelle puramente intellettuali.

Per una concezione più ampia dell’intelligenza, che includa le qualità necessarie per aver successo nella vita, risulta fondamentale l’intelligenza emotiva. Scoprendo le nostre (e altrui) reazioni emotive abituali, possiamo cambiare gli schemi ricorrenti nel nostro comportamento e nelle interazioni con gli altri.


Eckmann P. L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, Boringhieri, 1999
³ Goleman